Svadhyaya - Studio di Sé

Quando ho iniziato a muovere i primi passi sul sentiero dello yoga e della meditazione, tra la metà e la fine degli anni '90 (nella foto io nel mio primo viaggio in India 💝) quello che mi ha realmente colpito e affascinato è stato apprendere che potevo stare meglio cambiando il mio “mindset”, la mia per così dire “forma mentis”, attraverso l’osservazione e lo studio di sé che nello yoga viene chiamato Svadhyaya.

Al giorno d’oggi il 70% - 80% delle persone pratica yoga da un punto di vista prettamente fisico, identificando questa disciplina con gli asana, le posture, ma queste sono solo il terzo degli 8 passi Asthanga che Patanjali descrisse nel suo “Yoga Sutra”, passi essenziali per l’eliminazione completa di ogni fluttuazione di natura mentale, alla quale il praticante dovrebbe principalmente aspirare.

Gli 8 passi sono i seguenti:

1. Yama - Etica verso il mondo esterno

2. Niyama - Disciplina verso sé stessi

3. Asana - Postura

4. Pranayama - Estensione del Respiro (insieme di tecniche di respirazione attraverso le quali si      controlla la forza vitale "prana") 

5. Pratyahara - Ritrazione dei sensi

6. Dharana - Concentrazione

7. Dhyana - Meditazione

8. Samadhi - Stato di consapevolezza, perfetto equilibrio

A loro volta, i primi 2 anga Yama e Niyama, racchiudono ognuno altri 5 punti - regole elencati di seguito; Svadhyaya è il quarto punto - regola di Niyama:

YAMA

1. Ahimsa - Non violenza

2. Satya - Verità

3. Brahmacharya - Moderazione, continenza 

4. Asteya - Non rubare

5. Aparigraha - Non accumulo

NIYAMA

1. Saucha - Purificazione (fisica, mentale, emozionale)

2. Santosha - Contentezza

3. Tapas - Austerità 

4. Svadhyaya - Studio di sé

5. Ishvara Pranidhana - Arrendersi a Dio


Ma che cos’è Svadhyaya?

Questa parola sanscrita deriva da Svadhā che significa “ciò che è riposto in sé”:

Sva = Sé - Dhā = riposto.

E’ un invito a “conoscere sé stessi” attraverso l’auto osservazione e lo studio di sé e dei testi definiti sacri, questo perché gli archetipi che vi sono descritti, sono stati concepiti come i modelli di riferimento e di sviluppo evolutivo dell’essere umano.

Non sempre però questi testi sono di facile comprensione per noi occidentali e per questo è importante che lo studio di essi avvenga attraverso un Maestro che possa sostenerci e semplificarci nell’apprendimento.

La pratica dello yoga ci proietta in un processo in continuo cambiamento ed è necessario che questo processo sia presente in ogni momento del nostro quotidiano; è fondamentale che impariamo ad osservare ogni nostra azione, come parliamo e la qualità di ciò che diciamo, come mangiamo, come interagiamo, come ci muoviamo.

E’ un processo che ci porta ad essere consapevoli del nostro corpo, della nostra postura, ma soprattutto delle fluttuazioni della nostra mente e cosa suscitano in noi quando le osserviamo, perché pensiamo una determinata cosa anziché un’altra, com’è il nostro dialogo interiore, perché agiamo in un modo anziché in un altro.

E tutta questa auto osservazione, tutto questo studio di sé, non nascono per auto giudicarci, ma per evolverci appunto; diventare consapevoli dei propri schemi mentali, dei propri condizionamenti, delle proprie credenze, dei propri atteggiamenti che ne derivano, è il primo grande passo verso la libertà e quella che chiamiamo crescita spirituale.

Se non pratichiamo costantemente lo studio di noi stessi, se non diventiamo consapevoli del nostro sistema psicofisico, non è possibile che avvenga una crescita spirituale in quanto rimaniamo sempre fermi negli stessi schemi, ripetendo sempre le stesse cose in un loop infinito; conoscendo noi stessi possiamo invece scegliere se continuare nel loop che non porta da nessuna parte oppure scendere dalla giostra e andare realmente avanti nel nostro processo evolutivo.

Subala


Yoga Sutra
foto presa da Wikipedia






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