GEOGRAFIA SACRA

Con il termine “geografia sacra” si fa riferimento ad una particolare disciplina, praticata in tutto il mondo antico, che si occupava delle relazioni tra le società umane e il territorio.

Nel passato, il rapporto tra uomo e ambiente era dettato da una visione del mondo molto diversa da quella a cui siamo abituati oggi. L’ambiente era considerato sacro in quanto sede delle manifestazioni della vita e pregno di quel soffio vitale che, con un complesso gioco di forze, era capace di donare risorse utili al mantenimento e allo sviluppo di ogni essere vivente.
Tutte le culture del mondo condivisero questa visione e nell’intento di armonizzare e volgere a proprio favore quelle enormi potenze capaci di dare e togliere la vita, svilupparono una scienza naturale per entrare in connessione con le diverse energie che, invisibili, governano l’universo fuori e dentro all’uomo. Uomini e donne del passato si ingegnarono per scoprirne natura e qualità, imparando a interagire con l’eterno movimento di trasformazione di quella forza vivificante. I Cinesi la chiamarono Qi, i Giapponesi Ki, i Polinesiani Mana, gli Hindù Prana, i Greci Pneuma, gli Inca Sami, Etruschi e Romani Sacer.

Tutti posero grande attenzione ai luoghi dove insediarsi e dove svolgere le proprie attività, prediligendo quelli dove era più forte la sua presenza e manifestazione. Nel tempo, coloro che coltivarono maggiormente le tecniche di connessione con essa riuscirono a codificare rituali e pratiche che consentissero di acuirne la percezione e di utilizzarla per scopi pratici, terapeutici e divinatori (QiGong, TaiJi, Yoga, Alchimia, etc), arrivando a creare una vera e propria scienza in armonia con il proprio ecosistema e con le energie del cosmo.

In alcuni paesi, la Tradizione si è mantenuta intatta fino a oggi e viene ancora utilizzata per riconoscere i luoghi più adatti per la costruzione di edifici civili e di culto per i vivi e i morti.
In tutta l’area di influenza culturale cinese vengono ancora consultati gli esperti di Feng Shui (letteralmente vento-acqua), l’antica arte di connettersi con le “vene del drago” ovvero i meridiani invisibili attraverso i quali fluiscono energie telluriche e cosmiche. Scienze equivalenti esistono in India (Vastu) e in sud-America dove un complesso reticolo di canali (Seqe, letteralmente “corde”) lungo i quali sono dislocati templi, pietre altare, sorgenti sacre e luoghi legati alla mitologia inca, raccoglie e distribuisce gli influssi energetici di terra e cielo a tutta un’intera regione.
In Europa si trovano tracce di questa conoscenza tra le antiche popolazioni che vissero nel continente. Druidi celti, Auguri etruschi, Etxekoandri Basche, furono i praticanti di un’“antica disciplina” (come i romani definivano l’arte geomantica etrusca), tramandata da vere e proprie scuole senza l’utilizzo di lingue scritte.

Anche in Lazio è possibile riconoscere le numerose e sorprendenti tracce di questa misteriosa conoscenza, lasciate dalle civiltà che un tempo abitarono il territorio.
Tutta una serie di misteriose lavorazioni della roccia e decine di chilometri di mura ciclopiche, ci raccontano ancora delle popolazioni che le realizzarono in armonia con le forze della natura e le risorse del territorio. Alle volte è sufficiente allontanarsi di qualche metro dal ciglio della strada asfaltata per scoprire sorgenti, nicchie, cunicoli e vasche che nel passato erano parte integrante di un immenso paesaggio sacro scolpito nelle pareti di roccia vulcanica e sedimentaria; altre volte invece, è necessario organizzarsi per un’escursione più avventurosa e immergersi nel fitto dei boschi, per qualche ora, alla ricerca di antichi luoghi di culto dove simboli cristiani si mescolano con evidenti tracce di frequentazione pagana (vedi eremo di Sant’Angelo in lacu – guarda il video).

Esplorare la geografia sacra di un territorio consente di contattare le proprie radici, percependo il nostro legame con la natura attraverso la magia della meraviglia, dell'ascolto e, forse, di recuperare quel senso di unione con il Tutto, spesso dimenticato tra la velocità e la routine della vita quotidiana. Frequentare e ri-costruire un rapporto affettivo con questi luoghi è una pratica che può portare molti benefici per se stessi e per l'intera comunità, permettendoci di compiere contemporaneamente un viaggio all'interno di noi stessi e ricostruendo un rinnovato senso di appartenenza e relazione con il territorio e i suoi abitanti.

Articolo di: Sandro Pravisani

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